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Pareti divisorie autoportanti
Pareti divisorie autoportanti, che cosa sono
Le pareti divisorie autoportanti sono pareti che dividono gli spazi di lavoro senza essere fissate a soffitto. Le pareti divisorie per interni non hanno bisogno di opere murarie salvo l’ancoraggio di partenza in cui è contemplato un eventuale fissaggio a parete.
Necessitano, invece, di un irrigidimento superiore che garantisca la tenuta del sistema autoportante, oltre ad un layout che preveda, se possibile, delle pareti ortogonali, angoli e pareti attrezzate che contribuiscono a migliorare la rigidità dell’impianto.

Le pareti divisorie e attrezzate autoportanti sono come un grande meccanismo: l’assemblaggio di tante componenti autonome con dimensioni e pesi diversi, a volte anche generosi, è da valutare attentamente per ottenere la rigidità strutturale necessaria.
Le pareti divisorie autoportanti si utilizzano per suddividere uno spazio (ad esempio, un ufficio o una sala corsi) che non presenta grandi necessità di privacy o non può essere chiuso fino al soffitto.
Sono destinate a:
- immobili con altezze elevate, doppi o tripli volumi per i quali la chiusura con pareti a soffitto sarebbe troppo costosa oppure esteticamente sconsigliabile;
- locali con impianti di trattamento dell’aria centralizzati che non si possono ripartire;
- spazi con ubicazione in zone centrali dell’edificio, lontano da finestre che possano garantire un ricambio dell’aria e un apporto di luce naturale.
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Quali tipi di pareti autoportanti esistono
Le pareti autoportanti sono pareti divisorie tradizionali, cieche o vetrate. Grazie alla loro struttura interna costituita da montanti in acciaio, si presentano più rigide e facilmente gestibili.
Tramite specifici accorgimenti progettuali, anche le pareti mono o doppia lastra vetrata possono essere installate in configurazione autoportante. Oltre all’irrigidimento, è fondamentale ci siano anche pareti ortogonali per aumentare la rigidità e ottenere un’esecuzione sicura.
Le pareti attrezzate si possono installare senza l’ancoraggio a soffitto, nel momento in cui la base a terra sia decisamente più ampia rispetto alle pareti divisorie.
Un’altra tipologia di pareti autoportanti è quella delle cosiddette paretine open space. Possono essere elementi monolitici di spessore ridotto, solo alcuni centimetri, oppure pareti divisorie vere e proprie, semplicemente ridotte in altezza.

Le misure maggiormente utilizzate sono:
- 130 circa = consiste in una separazione a livello visivo. Danno luogo a postazioni di lavoro in cui l’interazione tra colleghi è garantita, anche semplicemente alzando lo sguardo;
- 175 circa = consiste nella separazione più rigida delle postazioni di lavoro. Infatti l’interazione con i colleghi risulta più difficile assicurando maggiori livelli di privacy e concentrazione. Anche alzandosi, non è possibile comunicare visivamente con i colleghi;
- cm 210 circa = consiste nella configurazione di vere e proprie stanze chiuse, con la possibilità di inserire porte di accesso.
Le paretine open space di spessore ridotto vengono solitamente utilizzate per le separazioni aperte. Mentre la parete divisoria ridotta in altezza consente, grazie alla sua struttura e componentistica, di creare stanze ad altezza tale da permettere l’inserimento di porte.
Con l’aumentata sensibilità alle problematiche di comfort acustico, sono disponibili pannelli fonoassorbenti effettivamente performanti, a differenza delle vecchie paretine open space rivestite in tessuto. Con un’altezza compresa tra i 120 e 180 cm, i pannelli fonoassorbenti sono sostenuti da basi metalliche di supporto che consentono di creare separazioni autoportanti efficaci sia dal punto di vista acustico che estetico.
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Vantaggi e svantaggi dei pannelli autoportanti
I principali vantaggi nell’utilizzo di pareti autoportanti rispondono alla necessità di creare zone di lavoro, percorsi e separazioni tra scrivanie. Non è possibile garantire un elevato livello di privacy acustica, ma si mostrano comunque efficaci dal punto di vista della concentrazione e della separazione visiva.
Le pareti divisorie autoportanti rappresentano l’unica soluzione possibile per risolvere eventuali impedimenti tecnici dovuti alla tipologia degli impianti o per garantire il ricambio di aria e luce naturale previsto dalla legge.

Rispetto alle pareti tradizionali in muratura o cartongesso, le pareti autoportanti mantengono i plus delle pareti divisorie per ufficio a soffitto:
- sono flessibili e riconfigurabili;
- consentono il transito degli impianti (limitatamente alle pareti divisorie con uno spessore di 10 cm);
- garantiscono un impatto estetico attuale e personalizzabile;
- assicurano una buona performance acustica nel caso si adottino pannelli fonoassorbenti.
Lo svantaggio più evidente è rappresentato dalla mancanza di privacy acustica, causata dall’assenza di chiusura a soffitto che consente al suono di vagare nello spazio.
Il maggior costo delle pareti divisorie autoportanti rispetto alle pareti tradizionali è ampiamente compensato dalle prerogative precedentemente elencate e spiegate. Si deve comunque considerare che gli interventi di installazione, modifica o smaltimento sono riferiti ad arredi e non ad un cantiere edile.

Come installare una parete divisoria autoportante
L’installazione delle pareti autoportanti è sostanzialmente identica a quella delle pareti divisorie a soffitto. Differisce solo in un piccolo aspetto: non avendo la possibilità di ancorare superiormente la parete, servirà qualche accorgimento in più.
Come sempre, una squadra di montaggio esperta e professionalmente preparata è fondamentale per la progettazione e l’installazione delle pareti divisorie autoportanti.
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Tempi e costi dell’installazione di una parete divisoria autoportante
Non avendo riscontri o fissaggi a soffitto, il costo di installazione delle pareti divisorie autoportanti con un’altezza pari a 210 cm, che possono montare le porte di accesso, è leggermente superiore rispetto alle pareti divisorie a soffitto.
Nelle configurazioni di pannelli open space ad altezza 130/175 cm, la gestione di elementi monolitici, spesso integrati con le postazioni di lavoro, rende il montaggio assimilabile per tempi e costi a quello delle scrivanie. Dunque, essi risultano inferiori rispetto alle pareti divisorie.
